Isolati, eppure intimamente uniti. Isolato è participio passato di “isolare”: separare una cosa o una persona da tutte quelle che la circondano, in modo che non abbia contatto o comunicazione con esse. In senso figurato, togliere a una persona amicizie, appoggi, assistenza, metterla in condizione di solitudine anche spirituale; in politica, isolare uno stato, un popolo, una nazione, impedendo che abbia alleanze o rapporti (politici, economici, ecc.) con altri stati. Nella forma riflessiva, appartarsi dagli altri, cercare la solitudine, chiudersi in sé stesso, o anche concentrarsi nel pensiero, nella meditazione, nello studio.
Unito è participio passato di “unire”: mettere insieme due o più oggetti, enti o elementi, congiungendoli o collegandoli in modo che risultino a contatto, senza soluzione di continuità, e formino un tutto unico; riferito a persone, stringerle insieme, accompagnandosi e rendendole solidali tra loro.
È inequivocabile: isolato è il contrario di unito.
Eppure oggi l’imprevedibilità (?) delle vicende umane ha ordinato a tutti di fermarsi, per quanto difficile potesse essere, con il risultato di farci improvvisamente ritrovare isolati ma, paradossalmente, intimamente uniti: lo spazio della vita si è ridotto a quello della nostra casa, in cui ci siamo rintanati e appartati riducendo al minimo indispensabile le possibilità di comunicare con l’esterno; e così la casa, da quattro mura in cui passare poche ore della giornata e in cui andare a dormire, è diventata l’unico luogo in cui poter impiegare il proprio tempo: un investimento, non una spesa fine a sé stessa. E non è forse la stessa condizione di chi si trova in un altro paese, città, nazione, stato, continente? Uniti nello stesso “destino”. Siamo tutti distanti l’uno dall’altro, non possiamo avvicinarci, ma in realtà siamo fortemente congiunti, da un filo indistruttibile di speranza, proprio come una linea tracciata per unire due punti lontanissimi tra loro, o una ferrovia che collega città a migliaia di chilometri. Ciascuno cerca la forza per scacciare la paura – di avvicinarsi alle persone, di contagiarsi, di non farcela – e può trovarla solo in sé stesso, con impegno, dedizione, fede, tempra. Ma l’obiettivo è comune e l’impegno di uno crea un enorme beneficio per l’intera collettività: siamo uniti nella stessa forza.
La dimensione individuale così si interseca indissolubilmente con quella collettiva: il conflitto lascia spazio alla pace, l’egoismo e l’ipocrisia alla generosità e alla solidarietà, il peso delle cose superflue all’importanza di quelle essenziali. Tutti i limiti della società in cui viviamo sono oggi sotto i nostri attenti occhi, che finalmente ci fanno scorgere la cosa più importante a cui indirizzare tutte le nostre energie, oggi, domani e per sempre, che ci fanno capire l’importanza di un abbraccio attraverso la lontananza, del dialogo attraverso il silenzio, di una passeggiata all’aria aperta attraverso uno sguardo al cielo dalla finestra.