Tempo fa sfogliando la pagina web di Ted. Ideas worth spreading mi imbattei in un video dal titolo “Come rivitalizzare la tua città con la vernice” in cui a parlare era l’attuale primo ministro dell’Albania, Edi Rama.
Sindaco di Tirana per undici anni, Edi Rama ha ridato vita alla capitale albanese in modo efficace e innovativo: da un lato ha provveduto a demolire le innumerevoli costruzioni abusive, in modo da riguadagnare al pubblico spazi verdi e funzionali e, dall’altro, ha tentato di rimediare al degrado con l’ordine, la pulizia e una attenta riqualificazione degli edifici esistenti, usando l’arte e i colori. Un uomo, un politico che ha compreso un punto fondamentale: la bellezza dell’ambiente in cui si vive migliora l’animo delle persone e ne permette l’espressione più positiva.
E così è stato per Tirana.
Egli racconta che quando ridipinsero la facciata del primo grigio edificio della città con un brillante arancione accadde qualcosa di inimmaginabile: una folla di persone si riunì davanti all’edificio come se stesse guardando un evento spettacolare. Il funzionario europeo francese incaricato dei finanziamenti per la riqualificazione della città, corse per impedire il dipinto della facciata, minacciando di bloccare il finanziamento. Il sindaco chiese il perché e il francese rispose: “perché i colori che avete scelto non corrispondono agli standard europei”. Edi Rama ebbe modo di sottolineare: “anche i dintorni non corrispondono agli standard europei, e non è chiaramente ciò che vogliamo. Abbiamo scelto noi i colori perché ciò corrisponde esattamente a ciò che noi vogliamo. E se non ci consente di continuare con il lavoro, terrò, qui in questa strada, una conferenza stampa con la quale dirò alle persone che lei mi ha controllato proprio come i censori dell’epoca del realismo socialista”.
Al funzionario europeo che gli chiese un compromesso, il sindaco rispose “nessun compromesso, perché il compromesso è grigio”, proprio come gli edifici che aveva intenzione di riqualificare.
Di fronte al medesimo atteggiamento da “realista socialista” che i burocrati europei sembra abbiano di default, tanto come caratteristica necessaria per l’assunzione nelle amministrazioni comuni quanto per l’elezione alle cariche politiche, e che non dismettono mai neppure a fronte di eventi più che eccezionali, Edi Rama ha risposto con fermezza, lungimiranza e sentimento, dando una lezione che in pochi dimenticheranno.
Nonostante l’Albania non sia un paese ricco e neppure un paese che fa parte dell’Unione Europea, il primo ministro ha deciso di inviare trenta medici della loro “piccola armata in tenuta bianca”, perché l’Italia è anche “casa nostra, da quando le nostre sorelle e fratelli italiani ci hanno salvati, ospitati e adottati in casa loro quando l’Albania bruciava di dolori immensi”.
A fronte del prevalere degli interessi nazionali, circostanza strutturale nei rapporti europei, dove persino il Ministro delle finanze di uno Stato minore come l’Olanda è in grado di influenzare scelte necessarie se non altro a rafforzare il debole legame tra gli Stati membri, Edi Rama ha risposto con una importantissima lezione di solidarietà: “è vero che tutti sono rinchiusi dentro le loro frontiere e anche paesi ricchissimi hanno girato la schiena agli altri ma forse è solamente perché noi non siamo ricchi e neanche privi di memoria che non ci possiamo permettere di non dimostrare all’Italia che gli albanesi e l’Albania non abbandonano mai l’amico in difficoltà”.
Una memoria che sembra mancare a chi governa l’Europa, che continuamente tradisce l’obiettivo considerato dagli stessi Trattati di Roma di “intensificare la solidarietà tra i popoli [europei], rispettandone la storia, la cultura e le tradizioni”.
Una lezione di fratellanza, di solidarietà, di bellezza e di educazione quella di Edi Rama, che rimarrà nella storia d’Europa e che incarna pienamente i valori occidentali. Gli stessi che Philippe Daverio ha dovuto ricordare a Boris Johnson, un altro politico che l’Italia e l’Europa le ha molto studiate ma non le ha capite.