Il Covid-19 verrà presumibilmente abbattuto grazie alla ricerca scientifica, con buona pace di scettici e “no vax”. D’altra parte, impossibile non notare che il virus del populismo stia fremendo per tornare alla ribalta, in quanto da sempre si rivitalizza e si fortifica ogni qualvolta si presenta uno stato emergenziale che le liberal democrazie, soprattutto nelle fasi iniziali, faticano a contenere.
Mentre gli attori delle liberal democrazie elaborano soluzioni che richiedono tempo, analisi e ipotesi, gli interpreti del populismo si fanno avanti invocando l’apertura delle Chiese al fine di guadagnare qualche voto in più facendo leva sulle naturali debolezze umane.
Il virus populista, in un certo senso, assomiglia molto al virus Covid-19: è veloce, come è stata la prima idea del Presidente britannico Boris Johnson basata sull’immunità di gregge (salvo poi ricredersi in maniera altrettanto celere); aggressivo, come i toni utilizzati dal Presidente brasiliano, Jair Messias Bolsonaro, che equiparava il Covid ad una semplice influenza; subdolo, come il Presidente ungherese Orban che ha chiesto pieni poteri approfittando dello stato di debolezza democratica nel proprio Paese.
Il rischio di democrazie controllate e deboli è oggigiorno un problema più reale che mai, soprattutto in Europa. Non è un mistero infatti che Russia e Cina lavorino, anche legittimamente, per un’Europa meno coesa al fine di indebolirla sia sotto il profilo geopolitico che sul fronte economico. Al loro operato si deve aggiungere anche quello di Trump e la sua idea di “America First” che ha cambiato l’approccio degli USA nei confronti dei paesi europei, sempre più orientata verso il bilateralismo diplomatico.
Alla luce di quanto detto, Brexit è stata solo una prima mossa per distruggere l’Europa. I populisti britannici, aiutati probabilmente anche in maniera indiretta da forze straniere e grazie alla cecità di colui che ha permesso il famoso referendum, cioè l’ex presidente Cameron, sono stati usati per ferire il vecchio continente.
I partiti liberal democratici dovranno quindi ritrovare uno spirito di coesione, rafforzare i “checks and balances”, credere e investire in ricerca, per portare avanti quell’esperimento di collaborazione tra Stati, unico nel suo genere, che si chiama Unione Europea.