Sono 1.674.000 milioni le famiglie che vivono in condizione di povertà assoluta con una incidenza pari al 6,4% per un numero complessivo di 4.593.000 milioni di persone. Nel 2018 erano, invece, 1.822.000 le famiglie che vivevano sotto la soglia di vivibilità. Dopo quattro anni di aumento quindi, si riduce per la prima volta il numero e la quota di nuclei familiari in povertà assoluta pur rimanendo su livelli superiori a quelli precedenti la crisi del 2008-2010.
Questi i dati più importanti riportati nel nuovo Rapporto Istat sulla povertà in Italia pubblicato il 16 giugno dove si evidenzia che la diminuzione della povertà si deve in gran parte al miglioramento, nel 2019, dei livelli di spesa delle famiglie meno abbienti. L’incidenza delle famiglie si conferma più alta nel Mezzogiorno, 8.5% nel Sud e 8.7% nelle Isole, rispetto alle altre aree geografiche : 5.8% nel Nord-ovest, 6,0% nel Nord-est e 4,5% nel Centro. Altro dato significativo riguarda la struttura familiare.

Altro dato significativo è l’incidenza di povertà assoluta tra le famiglie con un maggior numero di componenti: 9,6% tra quelle con quattro componenti e 16,2% tra quelle con cinque e più. Si attesta invece attorno al 6% tra le famiglie di tre componenti, sostanzialmente in linea con il dato medio. La povertà, inoltre, aumenta in presenza di figli conviventi, soprattutto se minori, passando dal 6,5% delle famiglie con un figlio minore al 20,2% di quelle con tre o più figli minori.
Il report chiarisce che la diffusione della povertà diminuisce al crescere del titolo di studio. Se la persona di riferimento ha conseguito almeno il diploma di scuola secondaria superiore l’incidenza è pari al 3.4%, si attesta all’8,6% se ha al massimo la licenza di scuola media (9,8% nel 2018). Associate al titolo di studio sono la condizione professionale e la posizione nella professione della persona di riferimento: se dirigente, quadro o impiegato, la famiglia è meno esposta alla povertà assoluta (1,7%); se la persona di riferimento è operaio o assimilato, la povertà riguarda il 10,2% delle famiglie (dal 12,3% del 2018). La situazione migliora anche per i lavoratori dipendenti (6,0% nel 2019 dal 6,9%) e tra le famiglie con persona di riferimento in cerca di occupazione (19,7% dal 27,6% del 2018).
