Bielorussia: una questione europea

La Commissione Affari esteri (Afet) del Parlamento Ue ha avviato una serie di audizioni per approfondire la situazione in Bielorussia dopo la contestata rielezione del presidente Alexander Lukashenko e l’evolversi delle proteste in corso.

Dinanzi alla Commissione è intervenuta Svetlana Tikhanovskaya, principale candidato delle opposizioni alle elezioni presidenziali del 9 agosto che conferma: «la Bielorussia è in una profonda crisi. Manifestanti pacifici sono stati imprigionati illegalmente, picchiati, e le autorità utilizzano la tecnica dell’intimidazione, dalla paura e della minaccia fisica. Almeno sei persone sono rimaste uccise, e questo avviene nel cuore dell’Europa».

«In Bielorussia – spiega – domenica scorsa c’è stata la manifestazione più grande nella storia del Paese: più di 200mila persone hanno manifestato nelle strade di Minsk. La Bielorussia si è risvegliata. Non siamo più l’opposizione: noi siamo la maggioranza».

«I risultati delle elezioni – prosegue – sono stati falsificati e respinti dal popolo bielorusso e dalla maggioranza della comunità internazionale. Colgo questa opportunità per esprimere la gratitudine del popolo bielorusso per il sostegno del Parlamento Ue e dei suoi gruppi. La Bielorussia culturalmente, storicamente e geograficamente è parte dell’Europa. Noi vogliamo assumere il nostro posto tra le altre nazioni europee».

Dopo le dichiarazioni della Cancelliera Angela Merkel e dell’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Josep Borrell, sulla posizione dell’UE rispetto alla questione Bielorussa è intervenuta in audizione anche Helga Schmid, segretario generale del Servizio europeo per l’azione esterna (Seae) che chiarisce: «le proteste sono una chiara risposta a un risultato elettorale falsificato. I cittadini non sono più disposti ad accettare elezioni truccate, e chiedono invece elezioni libere ed eque. Questa mobilitazione dei cittadini bielorussi riguarda il loro diritto di poter scegliere il proprio leader e poter decidere del proprio futuro. Non si tratta di una scelta binaria tra l’Occidente e la Russia, non ci sono bandiere dell’Unione europea nelle manifestazioni, e questo va preso in debita considerazione quando pensiamo a cosa può fare l’Ue»

Riguardo alla repressione in seguito alle elezioni presidenziali del 9 agosto, «esprimiamo la nostra ferma condanna contro le violenze e le incarcerazioni arbitrarie. Chiediamo quindi il rilascio dei manifestanti detenuti in modo illegale, ma anche dei prigionieri politici. I responsabili di questi crimini devono essere processati. Il Consiglio europeo è stato chiaro nella richiesta di indagini complete e trasparenti. Il Seae ha ricevuto il mandato per mettere a punto delle sanzioni europee contro i responsabili delle violenze ma anche della falsificazione dei risultati elettorali. Tutto è stato preparato, e ne discuteremo alla fine di questa settimana con i ministri degli Esteri»

«Noi – conclude – appoggiamo l’indipendenza e la sovranità della Bielorussia, e siamo contrari a qualsiasi forma di ingerenza esterna. E per questo riteniamo che non ci sia alternativa a un dialogo inclusivo per una soluzione democratica e pacifica, ma anche per evitare ulteriori violenze. In questo senso abbiamo esortato le autorità bielorusse a fermare il processo penale che è stato avviato contro il nuovo Consiglio di coordinamento, e a rilasciare i membri che sono stati incarcerati»

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