Prova di forza di Lukashenko: sordo alle proteste e snobba i richiami dell’Europa

Aleksandr Lukashenko ha prestato giuramento per un sesto mandato alla guida della Bielorussia. L’inaugurazione è avvenuta a sorpresa e in gran segreto, senza alcun annuncio pubblico e in tv.

Così mentre nelle strade imperversano le proteste, il vecchio leader continua ad esercitare il proprio potere  in maniera indiscriminata, incriminando  uno dei volti dell’opposizione, Maria Kolesnikova, che ora rischia fino a 5 anni di carcere  e costringendo la candidata avversaria alle ultime elezioni, Svetlana Tikhanovskaya,  a rifugiarsi in Lituania.

A niente sono servite le proteste di domenica scorsa dei cittadini bielorussi riunitosi in migliaia in piazza a Minsk dopo l’annuncio del vecchio leader di chiudere i confini con due paesi confinanti che fanno parte dell’Unione Europea: Lituania e Polonia. Un vero e proprio atto di forza da parte del governo che mira a sfidare le ultime decisioni prese a Bruxelles.

Infatti nei giorni scorsi il Parlamento Europeo ha approvato una mozione relativa  alle sanzioni da adottare nei confronti del presidente bielorusso,  condannando al tempo stesso le intimidazioni e l’uso sproporzionato della forza nei confronti dei manifestanti pacifici. Nel documento si legge che il Parlamento Europeo “non riconosce il risultato delle elezioni presidenziali tenute in Bielorussia il 9 agosto” perché portate avanti “in palese violazione degli standard riconosciuti a livello internazionale” e non riconoscerà Lukashenko presidente “una volta che il suo mandato corrente sarà giunto al termine”, dopo il 5 novembre. Il vecchio leader Bielorusso però, fa leva sulla sua amicizia con la Russia che teme eventuali effetti domino nell’area da lei “osservata” e spera in una soluzione che sia più politica possibile e che non sovverti i rapporti di amicizia tra i due Paesi garantiti, naturalmente, da Aleksandr Lukashenko. Questo è uno dei motivi della promessa che Putin ha fatto al governo bielorusso dopo l’incontri di Sochi di qualche giorno fa: un prestito di 1,5 miliardi che ha come obiettivi il rilancio dell’economia del paese, garantire stabilità nell’area e rendere la Bielorussia sempre più dipendente da Mosca.

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