Immuni: pochi rischi e molte utilità. Alcuni chiarimenti sull’app della discordia

Riconoscimento facciale, app varie, Facebook, Linkedin, Instagramm, Twitter, Tick Tock, Flickr, tessere magnetiche di qualsiasi genere. Eppure la App Immuni non riesce a raccogliere consensi perché ruba i dati sensibili, viola la privacy, mappa i tuoi spostamenti. Così mentre i contagi in tutto il mondo aumentano, in Italia continua, non tanto velatamente, la polemica su questo strumento  che ha come obiettivo quello di avvertire gli utenti di un possibile contagio. Una polemica sterile che non trova conferme neanche in Europa. Infatti l’app anti-contagio messa a punto dal governo tedesco è stata scaricata oltre 18 milioni di volte ed è il dispositivo di allarme di maggior successo in Europa. Nel nostro Paese invece, siamo ancora a 6.4 milioni ossia il 17% degli smartphone che ci sono in Italia, percentuale dalla quale sono esclusi i minori di 14 anni, pari al 12% della popolazione residente nel nostro Paese (naturalmente non sappiamo quanti l’hanno scaricata e poi cancellata).

Noi di Ponente Magazine quindi, vogliamo provare a rassicurare gli utenti chiarendo che l’App non raccoglie:

  • Il tuo nome, cognome o data di nascita
  • Il tuo numero di telefono
  • Il tuo indirizzo email
  • L’identità delle persone che incontri
  • La tua posizione o i tuoi movimenti

Invece Immuni ha molte utilità! Avverte gli utenti che sono stati a stretto contatto con una persona risultata poi positiva inviando loro un messaggio di allerta che include una serie di consigli su come affrontare la situazione.
L’App riesce a determinare che è avvenuto un contatto a rischio fra due utenti senza sapere chi siano i due utenti o dove si siano incontrati ed inoltre, per determinare il contatto, Immuni sfrutta la tecnologia Bluetooth Low Energy e non utilizza dati di geolocalizzazione di alcun genere, inclusi quelli del GPS.

Facciamo un esempio semplificato di come funziona il sistema di contact tracing. Consideriamo Alice e Marco, due ipotetici utenti. Quando è installata sui loro smartphone, Immuni emette un segnale Bluetooth che include un codice casuale. Quando Alice si avvicina a Marco, i loro smartphone si scambiano questi codici e li registrano nella propria memoria, tenendo così traccia di quel contatto. Registrano anche quanto è durato il contatto e la potenza del segnale ricevuto, indicatore approssimativo della distanza tra i due smartphone.

I codici sono generati casualmente e non contengono alcuna informazione sul dispositivo o l’utente. Inoltre, cambiano diverse volte ogni ora, in modo da proteggere ulteriormente la privacy. Non è in alcun modo possibile risalire all’identità dell’utente a partire dai suoi codici casuali.

Supponiamo che, successivamente, Marco risulti positivo al Covid-19. Con l’aiuto dell’operatore sanitario che gli ha comunicato l’esito del test, Marco potrà segnalare la sua positività a Immuni, condividendo i suoi codici casuali e allertando le persone con cui è stato a stretto contatto.

Immuni scarica periodicamente i codici casuali condivisi dagli utenti che sono risultati positivi al virus. Così facendo può controllare se c’è una corrispondenza tra questi codici e quelli registrati nei giorni precedenti. Nel caso del nostro esempio, l’app di Alice troverà il codice casuale di Marco, verificherà se la durata e la distanza del contatto siano state tali da poterlo considerare a rischio e, se questo è il caso, avvertirà Alice.

Insomma Immuni è un altro strumento che si può e si deve utilizzare per contrastare e prevenire il Covid – 19. Ricordiamoci che molte persone sono morte, tanti operatori sanitari hanno perso la vita per aiutare e soccorrere i contagiati, troppe persone stanno perdendo il lavoro a causa della crisi innescata dal  Coronavirus. Usiamo tutti i mezzi a nostra disposizione al fine di vincere questa sfida. La strada infatti, è ancora lunga!

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