Il libero mercato non è un peccato

Il libero mercato crea diseguaglianze, il libero mercato crea  povertà, il libero mercato crea padroni, il libero mercato impoverisce i deboli. Sono queste le critiche che vengono mosse alle ricette economiche liberal democratiche. Niente di più errato. Prendiamo questi grafici della banca mondiale: dall’inizio dei fenomeni di globalizzazione (1989), la povertà è diminuita da circa il 40% a poco meno del 9%. La globalizzazione, il libero mercato e gli scambi commerciali hanno portato circa 1,3 miliardi di persone fuori dalla soglia di povertà.

Allo stato attuale non esistono teorie e metodi economici che hanno conseguito questi risultati. L’integrazione economica, il commercio in tutte le sue forme, i mercati regolati da uno stato forte ma non invadente sono gli unici strumenti validi per il perseguimento di questi scopi. Nota aggiuntiva: le vere teorie liberali non promettono l’abolizione della povertà. Questo è un obiettivo, aggiungerei utopico, delle teorie socialiste. Le teorie liberali vogliono: ridurre la povertà, difendere e potenziare le fasce medie, disciplinare i conflitti tra stati attraverso accordi politico-economici, usare lo scambio economico come mezzo di risoluzione delle controversie al posto della guerra.

Il libero mercato quindi, non sarà la soluzione a tutti i problemi ma sicuramente rappresenta, allo stato attuale, l’unica strada percorribile. Ultima osservazione: imprenditori e capitalisti perseguono giustamente la logica del profitto ma tante volte alcuni di questi, nonostante operino in un sistema economico di tipo liberale, riescono nel medio-lungo periodo a far evolvere i mezzi di produzione in loro possesso (es. la tecnologia) ad una velocità superiore rispetto ai competitor.  Questo comporta la formazione di oligopoli e monopoli che danneggiano i consumatori aumentando le diseguaglianze. Per evitare tutto questo, il compito di uno stato moderno è: monitorare, regolare e intervenire solo per difendere la competizione e la concorrenza, principi basilari della libertà economica.

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Membro del Consiglio Direttivo del Centro Studi Occidentali