È stata approvata all’unanimità la risoluzione italiana presentata a Vienna contro la criminalità transnazionale. L’atto è stato presentato durante la quattro giorni della Conferenza delle Parti sulla Convenzione Onu contro la criminalità transnazionale (la cd Convenzione Palermo o Falcone), che ha come obiettivo di promuovere la cooperazione per prevenire e combattere il crimine organizzato.
Si avvera così dopo quasi 30 anni uno degli obbiettivi di Giovanni Falcone che, già negli anni Ottanta, aveva compreso il rischio che la criminalità organizzata diventasse un problema globale. La mafia, difficile da combattere senza strumenti legislativi adeguati, sarebbe diventata, secondo il giudice siciliano, un’organizzazione criminale transnazionale capace di annidarsi in ogni Stato grazie alla sua forza economica.
La Convenzione di Palermo, ratificata nel 2000, fu il primo mezzo legislativo universale contro la criminalità organizzata transnazionale ed è attualmente l’unico strumento legalmente vincolante a livello mondiale. Nello specifico il documento contiene le proposte di Falcone, infatti tra i «suggerimenti» indicati vi è: l’adozione delle misure patrimoniali — sequestri e confische — che dal 1982 in Italia si rivelano uno strumento utilissimo nella lotta ai clan, l’uso sociale dei beni tolti alle mafie, l’invito alla costituzione di corpi investigativi comuni che facciano uso delle più moderne tecnologie (importanti soprattutto nelle inchieste sui traffici di migranti), l’estensione della Convenzione di Palermo a nuove forme di criminalità come il cybercrime e i reati ambientali ancora non disciplinati da normative universali e il potenziamento della collaborazione tra gli Stati, le banche e gli internet provider per il contrasto alla criminalità transnazionale.
La Convenzione inoltre, per la prima volta, dà una definizione di criminalità organizzata applicabile alle mafie di tutto il mondo, parla di assistenza giudiziaria reciproca e promuove la cooperazione tra le forze dell’ordine, prevede una serie di impegni per gli Stati firmatari. Insomma, nonostante il ritardo trentennale, il documento risulta essere moderno, attuale, pronto per sfidare l’evoluzione delle mafie e questo grazie al coraggio e alla capacità di analisi di uno dei più grandi investigatori di tutti i tempi: Giovanni Falcone.