Maia Sandu sarà il prossimo presidente della Moldavia, il suo partito europeista Azione e solidarietà ha vinto le elezioni con il 57 per cento dei voti contro l’ex presidente socialista e filorusso Igor Dodon.
Tra il 2012 e il 2015 è ministra dell’Istruzione del governo guidato dal partito democratico Moldavo, poi accusato di corruzione. Nel 2015 fonda il movimento filoeuropeista “In cammino con Maia Sandu”, poi “Azione e Solidarietà”. Si candida alle Parlamentari del 2019 e l’8 giugno diventa primo ministro. Dopo soli 5 mesi si dimette dopo aver ricevuto una sfiducia Parlamentare. Nei suoi programmi c’è un avvicinamento all’Ue che le permetta di ottenere fondi per la realizzazione di opere e riforme strutturali per la Moldavia
Con l’elezione della Sandu quindi, si conferma la prassi riguardante la contrapposizione, in Moldava, tra forze europeiste e filorusse, i primi che guardano a ovest i secondi a est. Un contrasto questo che nasce fin dalla caduta del muro di Berlino.
L’elezione di Maia Sandu a capo di Stato conferma come la presenza femminile in posizioni di gestione, anche nel ruolo di primo ministro, sia sempre più diffusa. In Nuova Zelanda, alla guida del governo è stata riconfermata Jacinda Ardern, anche per la sua gestione dell’emergenza COVID-19. In Europa abbiamo la cancelliera tedesca Angela Merkel, la donna di potere più longeva nella storia.
In Lituana Ingrida Simonytė è in attesa di conferimento dell’incarico a formare il nuovo esecutivo, mentre nel Kosovo il presidente ad interim è Vjosa Osmani. In Finlandia abbiamo la donna più giovane nel ruolo di primo ministro: la signora Sanna Marin. Infine in Georgia, ex stato sovietico, ha nominato come presidentessa Salome Zurabishvili.