E’ possibile che la burocrazia intrappoli l’economia, lo sviluppo e la sicurezza creando illusioni e delusioni? Si, purtroppo è possibile e il caso più emblematico – se non altro perché riguarda alcune decine di milioni di cittadini italiani – è quello del cosiddetto Superbonus 110%, una misura voluta dal Governo per incentivare il mercato edilizio e per invogliare i proprietari a rendere le loro abitazioni più sicure ed efficienti.
Il Centro Studi del Consiglio Nazionale Ingegneri ha diffuso i dati sugli investimenti per interventi di risparmio energetico e per la mitigazione del rischio sismico con gli incentivi dell’Ecobonus e del Sismabonus. Secondo lo studio i due bonus generano attualmente una spesa di 3,4 miliardi l’anno: una cifra considerevole che testimonia il particolare favore che soprattutto gli interventi per l’efficientamento energetico incontrano tra i proprietari di immobili. Negli ultimi sei anni il solo Ecobonus ha attivato una spesa di oltre 20 miliardi di euro. Nel periodo 2017-2018 il Sismabonus si stima abbia attivato una spesa di oltre 170 milioni di euro, e si prevede che nel 2019 la spesa possa essere stata di almeno 70 milioni.
Il Governo ha puntato tantissimo sull’effetto moltiplicatore del Sismabonus 110% e ad oggi stima che dopo la drammatica flessione del 13,6% degli investimenti in costruzioni nel 2020, a partire dal 2021 la situazione potrebbe invertirsi in modo sostanziale, con una crescita nel triennio del 23% e un incremento del 10% previsto già nel 2021, proprio sulla spinta delle misure edilizie.
Si tratta di una previsione realistica?
Occorre innanzitutto comprendere – spiega il Centro Studi CNI – l’articolazione del mercato e le dinamiche della domanda di interventi con Ecobonus e Simabonus, in particolare per quanto riguarda la spesa dei tre così detti interventi “trainanti”. Ecco, allora, i numeri:
· la spesa annua per la coibentazione dell’involucro (incluso quindi gli interventi del così detto cappotto termico) si attesta a poco più di 800 milioni di euro, con una spesa media di 35mila euro per intervento;
· la spesa annua per gli impianti termici/impianti di condizionamento si attesta a poco più di 750 milioni di euro, con una spesa media per intervento di 8.500 euro;
· la spesa annua per gli impianti termici/impianti di condizionamento si attesta a poco più di 750 milioni di euro, con una spesa media per intervento di 8.500 euro;
· le opere realizzate con Sismabonus si stima generino una spesa annua di 80 milioni di euro, con una spesa media per intervento di 100.000 euro (con un massimale di 96.000 euro detraibili).
A partire da questi dati, è lecito chiedersi se i Superbonus possano fare aumentare di almeno un terzo o della metà gli investimenti per gli interventi trainanti nel 2021, in modo da generare una significativa domanda aggiuntiva.
Secondo il Centro Studi CNI la spesa annua per la coibentazione dell’involucro e quella per la sostituzione delle caldaie potrebbe essere già su livelli limite, difficilmente superabili in misura rilevante se non con incentivi veramente efficaci e, soprattutto, facilmente accessibili. Si aggiunge poi il nodo della spesa, finora piuttosto contenuta, legata al Sismabonus. Essa è stimata in 80 milioni l’anno, una goccia rispetto a più di 3,3 miliardi l’anno dell’Ecobonus. Ciò si spiega con il fatto che gli incentivi per la mitigazione del rischio simico sono operativi da molto meno tempo rispetto all’Ecobonus e per il fatto che si tratta di interventi impegnativi e particolarmente onerosi.
È lecito dunque esprimere, visti questi numeri, non poche perplessità sulla possibilità che i Superbonus al 110% possano innescare oggi veri effetti moltiplicativi, e questo soprattutto a causa di tre principali criticità:
· condizioni forse troppo restrittive per accedere all’ecobonus al 110%; nei fatti, il miglioramento di due classi energetiche è raggiungibile quasi esclusivamente con la coibentazione dell’edificio (cappotto termico), non essendo sufficiente la sola sostituzione dell’impianto termico e tenuto conto dell’elevato grado di vetustà di buona parte del patrimonio edilizio italiano;
· il pesante carico documentale richiesto ai proprietari degli immobili ed ai professionisti, in fase di progettazione e esecuzione dei lavori ed in fase di asseverazione delle attività svolte;
· la complessità nell’interpretare le norme e nell’individuare l’intervento più appropriato per ciascun caso concreto, in quanto la disciplina dei superbonus è piuttosto articolata e crea una casistica altrettanto articolata, che in questa fase, fa spesso apparire gli interventi in Superbonus troppo complessi.

Su tutto pesa inoltre il fatto che ad oggi l’accesso agli incentivi è possibile solo per interventi realizzati entro il 31 dicembre 2021. Trattandosi in alcuni casi, specie nei condomini, di interventi complessi e impegnativi, ogni decisione richiede del tempo, che non è quantificabile in poche settimane. E’ evidente inoltre che il primi lavori con i Superbonus forse entreranno a regime non prima di marzo-aprile 2021. Per consentire che il sistema degli incentivi dispieghi realmente i propri effetti espansivi occorre pensare, dunque, ad un arco di vigenza che arrivi almeno fino al 2025.
Le buone intenzioni di chi Governa, dunque, resteranno tali se non si metterà mano ad una profonda revisione del modo in cui vengono scritte le norme e soprattutto se non si disboscherà in maniera decisa e definitiva la giungla burocratica che imprigiona i cittadini e le imprese.