In questi giorni Whatsapp sta apportando alcuni importanti cambiamenti ai termini di servizio e all’informativa sulla privacy. Le modifiche cui si fa riferimento riguardano la possibilità per le aziende di gestire le interazioni con gli utenti attraverso gli strumenti centralizzati di Facebook. Il problema però, consiste nel fatto che l’utente non avrà scelta sulla possibilità di trasferire o meno i propri dati a Facebook e alle altre aziende del gruppo. L’unica possibilità sarebbe quella di eliminare l’App dal proprio cellulare.
Con l’accettazione dei nuovi termini di servizio quindi, le informazioni raccolte da Whatsapp sui nostri smartphone potranno essere trasferite a Facebook e a tutte le aziende della galassia di Zuckerberg. Insomma dall’8 febbraio una mole di dati gigantesca verrà gestita da un’unica fonte con buona pace della vecchia opzione, introdotta nel non molto lontano 2016, di utilizzare il servizio senza essere necessariamente sottoposti alla raccolta sistematica di informazioni personali.
Conseguentemente l’impero di Zuckerberg potrà utilizzare i dati raccolti per potenziare le infrastrutture e le sue aziende come Boomerang, Messenger, Thread, Instagram. Per quanto riguarda la caratteristiche dei dati ceduti queste oscillano dal semplice numero di cellulare fino alla durata e alla frequenza delle interazioni che abbiamo come singoli utenti passando, elemento non di secondaria importanza, per i contatti registrati e le immagini dei gruppi.
Molte perplessità stanno sorgendo su questa nuova iniziativa del gigante tech guidato da Zuckerberg e per la prima volta dall’acquisizione da parte di Facebook l’app di messaggistica più popolare al mondo sembra accusare una perdita di consenso.
Se aggiungiamo le conseguenze di questo intervento alle polemiche che infiammano la rete dopo la decisione di Facebook di oscurare il profilo del Presidente uscente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump, il dibattito intorno al ruolo del potente gruppo della Silicon Valley si fa sempre più acceso e si prevedono prese di posizioni nette anche da parte degli Stati.