Se qualcuno pensa che la campagna di vaccinazione sia solo un dovere per i governi e al contempo una guerra economica e scientifica tra gli stati membri si sbaglia. Su questo tema le forze mondiali agiranno per tutelare da un lato i loro interessi nazionali e dall’altro per provare a creare nuove alleanze di natura geopolitica. L’Europa quindi, non può sbagliare. Fornire i vaccini agli Stati membri entro i termini stabiliti significa anche mantenere sotto controllo l’intero blocco continentale.
Una guerra diplomatica è stata avviata e, come sempre, questo genere di conflitto è silenzioso e soggetto a variabili ambientali. Non è un caso che nella giornata di ieri la Turchia ha ricevuto dalla Cina quasi 7 milioni di dosi di vaccini anti – Covid-19 prodotti dalla società bio-farmaceutica cinese Sinovac. Il cargo della Turkish Airlines è atterrato dopo aver prelevato il materiale a Pechino. Un evento importante che serve a marcare sempre di più la distanza tra Ankara e Bruxelles con la Cina pronta a creare un rapporto più solido con la Turchia, uno Stato con un grande apparato militare che mira ad influenzare le sorti del mediterraneo e che rappresenta la grande porta verso l’oriente.
Intanto anche l’Ungheria guarda ad est: il governo di Budapest ha comunicato di aver acquistato 2 milioni di dosi del vaccino russo, lo Sputnik V: 600.000 dosi arriveranno nel primo mese, quasi un milione nel secondo e 400.000 nell’ultima tranche. Con l’occasione il Ministro degli esteri ungherese ha fatto presente che l’intenzione dell’esecutivo da lui rappresentato è anche quella di acquistare gas dai russi i quali hanno tutto l’interesse per rafforzare i rapporti con il Presidente Orban in funzione anti-occidentale.