Le possibili forme del Governo Draghi

Mario Draghi è l’italiano più stimato nel mondo, politicamente tutt’altro che neutro.
Allievo di Federico Caffè e Franco Modigliani, ha più volte dichiarato di sentirsi parte della tradizione del socialismo liberale, come dimostrano le scelte effettuate da presidente della BCE, sintetizzabili nell’ormai famoso “whatever it takes”, per semplificare più vicino a Ciampi che a Monti.   Il tema adesso non è tanto se Draghi riuscirà a formare un governo ma con quale maggioranza e di che tipo, ovvero tecnico o politico. I numeri in entrambe le Camere non lasciano molto spazio alla fantasia. Al momento l’unico partito che ha chiuso la porta all’ex presidente della BCE è Fratelli d’Italia, escludendo un’ipotesi che tenga dentro tutti da Speranza a Salvini, le ipotesi principali sono due: da un lato un esecutivo che tiene dentro PD, IV, Fi, lega ed una parte minoritaria di fuorusciti dal Movimento 5 stelle, dall’altro una maggioranza formata da chi sosteneva il Conte II più Forza Italia. La prima ipotesi è a mio avviso più ricca di incognite sia a sinistra che a destra, da un lato il PD avrebbe difficoltà a sostenere un esecutivo con Leu e M5S all’opposizione ed in compagnia di Salvini, dall’altro quest’ultimo si troverebbe a lasciare il palcoscenico dell’opposizione sovranista ad una sempre più competitiva Giorgia Meloni. Infine quando si cita il famoso “whatever it takes” spesso si omette la seconda parte di quella frase ovvero “to preserve Europe”, un patrimonio valoriale ed una biografia che mal si sposa con le pulsioni anti europee della lega, da questo punto di vista le “condizioni” poste da Salvini quali “flat tax” e “quota 100” sembrano andare esattamente nella direzione di minare il campo di un possibile accordo. Resta la seconda opzione, anche essa non scevra da difficoltà, tenere insieme Movimento e Forza Italia non è semplice, sia per le reciproche ostilità, sia per la difficoltà in cui si troverebbe Berlusconi ad essere l’unico leader di centro destra a sostenere il nuovo esecutivo. Questa opzione ha tuttavia un grande punto di forza e cioè riproporre la cosiddetta maggioranza “Ursula” è cioè la coalizione delle forze che hanno votato la Commissione Europea guidata da Ursula von der Leyen. L’ostacolo che sembra difficile da supere è il sostegno del M5S ad un governo tecnico o dei migliori, tema che potrebbe essere superato se Draghi accettasse di comporre un esecutivo in cui, oltre a figure tecniche scelte dal presidente, ci siano anche rappresentati delle forze politiche di maggioranza, ipotesi tutt’altro che scontata.

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