Riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie: facciamo il punto

Nel lungo elenco dei beni immobili nella disponibilità dell’Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità (Anbsc), oltre ai patrimoni dei grandi boss mafiosi, adesso ci sono anche quelli espugnati ai protagonisti di gravi e importanti scandali pubblici.

Tra quelli confiscati più di recente, ci sono i beni dei condannati di Mafia capitale, in parte già riassegnati per il loro utilizzo sociale, come la villa di Sacrofano di Massimo Carminati dove sorgerà un centro per i ragazzi autistici, e la villa dei Casamonica a Rocca Bernarda che diventerà una casa famiglia per minori. Altri beni di rilievo, e non solo per valore economico, sono i patrimoni sottratti ai condannati per lo scandalo Mose, la lussuosa casa romana e la tenuta a Pioraco (Macerata) dell’ex generale della Guardia di Finanza Emilio Spaziante, la dimora cinquecentesca di Cinto Euganeo confiscata all’ex governatore Giancarlo Galan, affidata all’Agenzia per il Demanio in attesa di andare all’asta. Ci sono poi i 27 immobili tra ville con piscina e appartamenti di pregio dell’ex provveditore alle opere pubbliche del Lazio Angelo Balducci e le case romane di Anna lannuzzi, conosciuta come Lady Asl, al centro del sistema di corruzione della sanità laziale emerso anni fa.

Questi, ad oggi, i beni confiscati in via definitiva e tornati nella disponibilità del patrimonio dello Stato: 19.327 immobili in gestione e 17.309 già destinati a cui si aggiungono 2.934 aziende in gestione e 1470 assegnate. Un andamento diverso e più complesso, si registra, invece, nelle quattro regioni del sud – Sicilia, Calabria, Campania e Puglia – che vantano il 65% dei beni confiscati alla criminalità organizzata. Una complessità che richiede spesso il fattivo concorso del Nuclei di supporto delle prefetture. Si tratta di immobili che al momento della confisca sono occupati abusivamente o deliberatamente distrutti dagli ex proprietari o in condizioni talmente disastrose da necessitare ingenti risorse per il riutilizzo.  Da qui l’idea dell’Anbsc di ricorrere a un bando rivolto alle associazioni del terzo settore – allargando così la platea dei destinatari oltre ai consueti soggetti statali, regionali ed enti locali – per l’assegnazione a titolo gratuito dei beni da riutilizzare con un progetto con finalità sociali e con un contributo massimo di 50 mila euro, con oltre 1.000 i lotti in assegnazione e 175 progetti presentati.

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