Il Dragone non spaventa Draghi. Affermata al G7 la leadership italiana contro le autocrazie

Al G7 si stabilisce l’unità d’intenti tra Usa e Ue sui rapporti con la Cina e più in generale Italia, Francia, Canada, Germania, Giappone e Regno Unito appoggiano la proposta di Biden di costituire la ‘Build Back Better World (B3W), molto più che una semplice alternativa dal sapore occidentale alla Nuova via della Seta voluta da Pechino.

In realtà si tratta di una sfida aperta al Dragone che consisterà in un imponente piano infrastrutturale necessario per bilanciare la pervasività dell’azione cinese che, ricordiamo, riuscì a far breccia in Europa proprio grazie all’apertura fornita dall’Italia, l’unico paese occidentale a siglare, nel marzo del 2019, accordi sulla via della Seta, col primo governo Conte.

Sul punto, tuttavia, la posizione di Mario Draghi non lascia spazi ad interpretazioni: in conferenza stampa, al termine del G7, annuncia che “per quanto riguarda l’atto specifico, lo esamineremo con attenzione”non escludendo che il memorandum del 2019 possa essere sostanzialmente rivisto e – si ipotizza – addirittura smontato.

Sulla Cina si è scritto tanto della nostra posizione – ha aggiunto Draghi richiamando le indiscrezioni che la descrivevano tiepida, unitamente ai vertici Ue, sull’accelerazione impressa dagli Usa contro Pechino – si è parlato di divisioni ma io credo che il comunicato rifletta la posizione non nostra ma quella di tutti, in particolare rispetto alla Cina e alle altre autocrazie“. 

Del resto, precisa Draghi: “il comunicato finale riflette perfettamente la nostra posizione sulla Cina, che deve essere fondato su tre principi: cooperazione, competizione, franchezza“.

Nessuno disputa il fatto che la Cina abbia diritto ad essere una grande economia come le altre – dice ancora il premier – Quello che è stato messo in discussione sono i modi che utilizza, anche con le detenzioni coercitive. E’ un’autocrazia che non aderisce alle regole multilaterali, non condivide la stessa visione del mondo delle democrazie“.

Ben piantato, dunque, il Premier Draghi che, ancora una volta, dopo le nette prese di posizione su Russia e Turchia, rivendica il diritto delle liberal democrazie di segnare profonde distinzioni con i regimi autocratici e illiberali, anche sul piano economico, determinando una leadership italiana forte a tutela degli interessi europei e atlantici.

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